Regime forfettario e tasse: come funziona

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Quando si decide di mettersi in proprio e investire in una qualsiasi attività professionale che sia un negozio di abbigliamento o di generi alimentari o di operare come liberi professionisti erogando servizi nel proprio settore di competenza, diventa necessario aprire la partita IVA. 

 

Si tratta di un codice composto da undici numeri che diventa identificativo della società appena costituita. Tale codice è necessario perchè il possessore di partita IVA possa essere identificato quale contribuente. 

 

Esistono vari tipi di regimi a cui assoggettarsi, i vantaggi nello scegliere l’uno o l’altro dipendono dal tipo di attività, dal fatturato e da altri criteri importanti strettamente correlati al business in cui si vuole investire.  

 

Per questo è sempre bene sentire il parere di un Dottore Commercialista prima di scegliere un Regime piuttosto che un altro. L’esperto contabile è in grado di guidarci in modo sapiente nella scelta indicandoci tutti i pro e i contro del caso. 

 

A tal proposito, Welink Accountants è il luogo in cui puoi trovare  i migliori studi commercialisti online operanti vicino il tuo comune di residenza. 

 

Tra i vari tipi di regimi fiscali, il Regime Forfettario è quello più scelto da determinate categorie professionali in possesso di alcuni requisiti specifici. Vediamo quali sono le caratteristiche di questo regime e come funziona con il pagamento delle tasse. 

 

Regime forgettario: quando sceglierlo 

Il regime forfettario è di sicuro il più vantaggioso per chiunque decida di avviare una nuova attività in quanto prevede una tassazione agevolata. 

 

Infatti, si avvale di un’ aliquota fissa del 15% la quale viene applicata sul reddito imponibile ovvero una percentuale di guadagni prodotti con la propria attività o un’ imposta del 5% per i primi cinque anni se si tratta di start-up. 

 

Come si calcola il reddito imponibile su cui applicare la tassazione finale? La tassazione va calcolata tenendo in considerazione il settore in cui si opera.

 

In base al settore di attività, viene stabilito il cosiddetto Codice Ateco che varia da una categoria professionale ad un’altra. 

 

Al Codice Ateco corrisponde quello che viene chiamato coefficiente di redditività  ovvero una percentuale che per le attività Commerciali è in genere del 40% mentre per le attività finanziarie o assicurative è del 78% ecc. 

 

Tale percentuale andrà moltiplicata per i ricavi complessivi. Il risultato sarà il reddito imponibile a cui bisognerà sottrarre i contributi previdenziali per avere la somma totale a cui applicare le tasse che come abbiamo indicato precedentemente in questo tipo di Regime ammontano al 15% o al 5%. 

I requisiti per accedere al Regime Forfettario 

Questo Regime prevede alcune caratteristiche per potervi accedere che sono: 

  • I compensi o ricavi delle aziende che decidono di accedervi non devono essere superiori a 65.000 euro;

  • I redditi da lavoro dipendente non devono superare i 30.000 lordi;

  • Le spese sostenute per il lavoro accessorio non devono superare la soglia di 20.000 euro lordi. 

  • I dipendenti di altre aziende e i pensionati che vogliano aprire partita IVA non devono superare i 30.000 euro di guadagni.

Quando è applicabile la tassa del 5%? 

La tassazione del 5% è applicabile solo nei seguenti casi: 

  • Il soggetto non deve aver esercitato alcuna attività artistica, professionale o imprenditoriale nei tre anni precedenti; 

  • Se l’attività che si intende lanciare è una prosecuzione di un’attività già avviata in precedenza (che non sia stata svolta però in forma di lavoro dipendente o autonomo), per poter usufruire della tassazione del 5% bisogna esser sicuri di non aver superato la soglia dei 65.000 euro prevista dal Regime Forfettario. 

Regime forfettario e contributi INPS

Mentre il lavoratore dipendente può contare sui contributi versati dal datore di lavoro, il lavoratore autonomo, dovrà invece mettere da parte i propri contributi iscrivendosi ad una Cassa Previdenziale che è diversa in base al settore in cui opera. 

 

I contributi INPS che il libero professionista è obbligato a versare ogni anno variano a seconda che la categoria professionale a cui appartiene sia quella relativa al Commercio o Artigianato, si tratti di Liberi Professionisti con Cassa Previdenziale o Professionisti senza Cassa, iscritti alla Gestione Separata INPS.  

 

Vediamoli nel dettaglio. 

1. Contributi INPS commercianti e artigiani 

In questi casi si parla di circa 3.836,16 euro per chi esercita la professione di Artigiano e circa 3.850,52 euro per i Commercianti sul reddito imponibile quando questo è pari a 15.953 euro.

 

In caso in cui i ricavi sono maggiori di 15.953, bisogna calcolare altri 24% per la prima categoria professionale e del 24,09% per la seconda sulla somma eccedente i 15.953 euro. 

2. Contributi INPS Professionisti con Cassa Previdenziale 

I liberi professionisti che risultano iscritti alla Cassa Previdenziale come ad esempio i biologi, psicologi, gli architetti ecc devono pagare dei contributi che variano a seconda della Cassa di Previdenza alla quale risultano iscritti. 

3. Contributi INPS Professionisti senza Cassa 

I liberi professionisti che non hanno l’obbligo di iscriversi all’Albo devono calcolare un’aliquota del 25,72% sul reddito imponibile. 

 

Queste tutte le caratteristiche più importanti aggiornate al 2020 del Regime Forfettario dal punto di vista dei requisiti e della tassazione applicabile. 


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