Partita IVA e malattia: come funziona

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I lavoratori autonomi sono una classe di lavoratori molto particolari, soprattutto quando si parla di malattia. I lavoratori dipendenti, ad esempio, in caso di malattia o infortunio sul lavoro, hanno diritto all’indennità di malattia versata direttamente dall’istituti di previdenza sociale INPS o dal datore di lavoro (tenendo sempre conto dei tempi massimi previsti dalla legge).

Un lavoratore autonomo è anch’esso tutelato? Per rispondere a questa domanda bisogna fare le opportune differenze tra chi lavora in regime normale e chi, invece, si avvale del regime forfettario, ovvero quel regime fiscale che, dati i redditi non molto alti, offre diversi vantaggi.

Il regime forfettario: un piccolo riassunto

Ricordiamo che il regime forfettario, come già accennato, è un regime fiscale agevolato. È possibile sceglierlo al momento dell’apertura della partita IVA ed è destinato alle piccole imprese che hanno un reddito massimo di 65.000 €.

Il regime forfettario è stato introdotto proprio per agevolare le piccole imprese che, con un’aliquota massima del 15% (nei primi 5 anni di attività l’aliquota è fissata al 5%) possono godere di una minore pressione fiscale così da poter avere le forze economiche sufficienti per poter avviare e mantenere l’impresa nei suoi primi anni di attività.

Superata la soglia massima per poter usufruire degli sgravi del regime forfettario, si passa automaticamente al normale regime di tassazione che ha un’aliquota del 41 %.

La malattia e il regime forfettario

Nonostante i numerosi vantaggi del regime forfettario, un lavoratore autonomo che decide di adottare tale regime fiscale non può godere dell’indennità di malattia.

I lavoratori autonomi che possono invece usufruire di questo servizio sono quelli iscritti alla gestione separata Inps e possono ricevere l’indennità a prescindere dal regime fiscale adottato.

La gestione separata

La gestione separata è un servizio dell’Inps che tutela tutti quei lavoratori che non possono avvalersi delle casse specifiche per una determinata professione. Per intenderci: ad esempio gli artigiani hanno una propria cassa previdenziale, mentre web master o tutte le nuove professioni nate grazie allo sviluppo dell’informatica devono rivolgersi alla gestione separata. Il vantaggio della gestione separata è che non vi è una quota fissa da dover versare; gli importi, infatti, sono calcolati in base al fatturato generato.

I requisiti

Ma quali sono i requisiti per poter ricevere l’indennità di malattia o di infortunio?

Il primo requisito è che nei 12 mesi precedenti alla data dell’infortunio o della richiesta di malattia, risulti versato almeno un mese di contributi. Va poi detto che l’aliquota ammonta al 25,98% per cui, riferendoci al 2021, quando la base imponibile (aggiungere link all’articolo “la base imponibile”) sulla quale va calcolato il minimale contributivo è pari a 15.953 €, sarà possibile ricevere l’indennità nel caso in cui siano stati pagati almeno 385,26 €. Inoltre, nell’anno solare precedente alla richiesta di malattia il reddito soggetto a contribuzione non deve superare il 70% del massimale contributivo annuo. Al momento della richiesta dell’indennità per malattia o infortunio, l’attività deve essere attiva (quindi non si può richiedere la malattia per un’attività che risulti chiusa).

L’indennità

A quanto ammonta l’indennità di malattia Inps per partite Iva?

Per poter calcolare l’importo si fa riferimento al massimale contributivo annuo, ovvero l’importo limite oltre il quale la retribuzione non è soggetta a contribuzione previdenziale. Tale cifra viene ricalcolata annualmente e per il 2021 è di 103.055€.

Bisogna quindi prendere questa cifra e dividerla per i giorni di un anno, quindi 365; il numero ottenuto sarà il massimale contributivo giornaliero che, a sua volta, dovrà essere moltiplicato per una percentuale che dipende dal numero di mensilità di contribuzione che sono state versate nei 12 mesi precedenti alla richiesta di malattia. Tali percentuali sono:

  • 8% se risultano accreditate sino a 4 mensilità;
  • 12% se risultano accreditate da 5 a 8 mensilità;
  • 16% se risultano accreditate da 9 a 12 mensilità.

Vi sono poi fissati dei limiti di tempo per cui un lavoratore puoi richiedere malattia, che equivalgono un po’ tempi di comporto (inserire link all’articolo “licenziamento per malattia) per i lavoratori dipendenti; in questo caso, però, il datore di lavoro ha il diritto di licenziare il dipendente che ha sforato tale periodo. Nel caso dei lavoratori autonomi, invece, non vi è più l’indennizzo da parte dell’Inps. Tale periodo equivale ad 1/6 delle giornate retribuite nel 12 mesi precedenti alla richiesta di malattia, per un massimo di 61 giorni. Se la malattia non dovesse superare i 4 giorni, non viene versato nessun indennizzo.

La richiesta di malattia per partite Iva

Il primo elemento necessario per la richiesta di malattia, così come avviene anche per i lavoratori dipendenti, è il certificato di malattia che viene rilasciato dal proprio medico curante. Sarà proprio il medico a trasmettere tale certificato all’Inps.

Dal canto suo, il lavoratore con partita IVA, dovrà inoltrare all’Inps, tramite il modello SR06, la richiesta di malattia. Se malauguratamente si dovesse essere in presenza di gravi patologie, si dovrà far pervenire all’Inps tutta la documentazione medica in un plico chiuso con l’apposita scritta “contiene dati sensibili di natura sanitaria”. In caso di ricovero del soggetto, sarà necessario un certificato di ricovero. Dal punto di vista contributivo, ed inoltre deve essere stato accreditato almeno un mese di contributi nella gestione separata, nei 12 mesi che precedono la data di inizio del ricovero ed il reddito soggetto a contribuzione non deve supera il 70% del massimale contributivo annuo. Ovviamente anche in questo caso l’attività lavorativa deve risultare in corso nel momento in cui viene fatta richiesta all’Inps.

A questo punto la domanda sorge spontanea? I lavoratori autonomi sono anch’essi soggetti alla visita di un medico dell’Inps che ne certifichi il reale stato di salute? Va infatti ricordato che i lavoratori dipendenti, qualora dovessero mettersi in cassa malattia, possono ricevere una visita dal medico Inps e questo non solo per certificare lo stato di salute del soggetto, ma anche per prevenire eventuali truffe ai danni dell’istituto di previdenza. Beh, la risposta è sì: anche nel caso dei lavoratori autonomi, l’Inps è autorizzata ad inviare un proprio medico con le medesime modalità di un lavoratore dipendente. Ciò significa che vi è l’obbligo di rimanere presso il domicilio comunicato (che non deve per forza essere quello di residenza). Tale obbligo permane anche durante i giorni festivi e ad un orario che va dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19.

Qualora il medico dell’Inps non dovesse trovare il lavoratore, e questo non sa fornire una valida giustificazione (come, ad esempio, una visita medica), l’indennità di malattia non viene più erogata secondo le seguenti modalità:

  • Assenza alla 1°: non vengono retribuiti 10 giorni;
  • Assenza alla 2°: non viene retribuita il 50% della malattia;
  • Assenza alla 3° visita: non viene versato nessun indennizzo;

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