Contabilità dei lavoratori autonomi: ecco le diverse tipologie

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Welink Accountants

Avviare un’attività da libero professionista comporta una serie di responsabilità, non ultima quella di comunicare all’Agenzia delle Entrate il reddito generato per poter pagare le tasse secondo la propria base imponibile.
Per i lavoratori dipendenti il pagamento delle tasse è un processo sicuramente più semplice: basta guardare ogni mese la propria busta paga per vedere tutte le voci che indicano le varie imposte (come, ad esempio, l’IRPEF); e poi c'è l'appuntamento immancabile con il commercialista per presentare la propria dichiarazione dei redditi. È bene ricordare che ogni individuo che, in qualche modo, produce il reddito, è tenuto a presentare ogni anno la propria dichiarazione dei redditi per consentire all'Agenzia delle Entrate di calcolare le tasse. A questa regola non sfuggono i lavoratori autonomi che, generando reddito, sono tenuti anch'essi a presentare la propria dichiarazione. Come è ben noto, la tassazione è sempre calcolata in base al reddito generato. Capiamo bene che se per un lavoratore dipendente lo stipendio percepito è sempre lo stesso, il reddito di un lavoratore autonomo può essere molto variabile; inoltre, può esservi molta differenza a livello reddituale tra un lavoratore autonomo e un altro. Proprio per applicare una tassazione equa, vi sono tre regimi fiscali alla quale ogni lavoratore autonomo può aderire: contabilità ordinaria, contabilità semplificata e regime forfettario. L'adesione a questi regimi fiscali è determinata da alcuni requisiti giuridici come, ad esempio, il tipo di società e il reddito annuo.

 

La contabilità semplificata

Il regime contabile pensato per le piccole imprese e i lavoratori autonomi è quello semplificato. Questo tipo di regime fiscale è stato pensato per avere scritture contabili molto più semplici e veloci rispetto alla contabilità ordinaria che, come vedremo, è molto più complessa. Per poter adottare il regime semplificato occorre avere un requisito giuridico e uno economico. Le categorie che possono aderire alla contabilità semplificata sono i professionisti e di lavoratori autonomi, le società di persone (s.n.c. e s.a.s.) e le società di fatto, ovvero società che non sono state costituite secondo le forme e le modalità previste dalla legge. I requisiti economici sono, come già detto, relativi al fatturato annuale e vengono determinati secondo il principio di cassa. Per poter aderire al regime semplificato, il reddito dell'anno precedente non deve superare i 400.000 € nel caso di prestazioni e servizi e di 700.000 € nel caso delle altre attività.
Nel caso in cui vi sia un imprenditore che svolge più attività contemporaneamente, bisogna tener conto se ci si attiene alla gestione separata o meno; in entrambi i casi, comunque, il reddito non può superare 700.000 €. Superata questa soglia, infatti, si deve passare alla gestione ordinaria.

 

Le scritture contabili della contabilità semplificata

Elemento di fondamentale importanza sono le scritture contabili, ovvero, la rappresentazione dei movimenti economici di una determinata azienda. Come è ben noto, tutti i movimenti economici e non di una qualsiasi azienda, che siano in entrata o in uscita, devono poter essere tracciati e questo con lo scopo di evitare l’evasione fiscale.
Quando si parla di gestione semplificata le scritture contabili obbligatorie sono quelle che riguardano il registro cronologico degli incassi e dei pagamenti e il registro IVA.


Le annotazioni sui registri, quindi, devono essere appuntate seguendo proprio l’ordine cronologico delle diverse operazioni e la registrazione deve essere fatta entro e non oltre i 60 giorni dall’operazione stessa.
Va comunque detto che la compilazione del registro cronologico degli incassi e dei pagamenti non è obbligatoria purché tutte le transazioni vengano annotate nel registro IVA.


Vi sono poi altri due registri obbligatori: il registro dei beni ammortizzabili e il registro delle somme in deposito.  

 

Contabilità ordinaria per i professionisti

La contabilità semplificata, come abbiamo visto, è una contabilità che prevede alcuni requisiti e, in particolare, può aderire chiunque abbia un reddito annuo non superiore ai 700.000 €. Ma cosa succede se si supera questa cifra? In questo caso l’azienda è tenuta ad adottare la contabilità ordinaria che non ha vincoli di reddito. In questo caso è obbligatorio adottare tutte le scritture contabili, che vedremo in seguito, che impone la legge.
Una volta che si è passati alla contabilità ordinaria, questa viene rinnovata automaticamente di anno in anno a meno che non vi siano variazioni nella situazione reddituale dell’azienda.


Se è vero che chi supera la suddetta cifra deve obbligatoriamente passare alla contabilità ordinaria, è anche vero che alcune aziende, pur potendo optare per la contabilità semplificata decidono di optare comunque per quella ordinaria. Il vantaggio di questo tipo di regime fiscale sta nel fatto che ogni singolo evento viene registrato e ciò permette di avere un quadro molto chiaro sotto tutti i punti di vista e una maggiore chiarezza sulla gestione dell’attività stessa. Inoltre, la contabilità ordinaria tutela maggiormente l’imprenditore; nell’eventualità di un controllo dell’Agenzia delle Entrate, grazie ai registri molto dettagliati, sarà più semplice motivare le diverse operazioni.

Le scritture contabili del regime ordinario per i liberi professionisti

Rispetto alla gestione semplificata, la gestione ordinaria presenta molti più registri obbligatori:

  • registro IVA delle fatture emesse
  • registri Iva delle fatture IVA ricevute;
  • registro cronologico degli incassi e dei pagamenti
  • registro dei beni ammortizzabili;

Inoltre, per le aziende che hanno dipendenti, vi sono dei registri, sempre obbligatori, previsti dalla normativa sul lavoro. Si tratta del registro cronologico degli infortuni, registro per le visite mediche e il Libro Unico del Lavoro.
Per le professioni che riguardano il settore forense e i commercialisti, vi è anche l’obbligo del registro delle somme in deposito.

Regime forfettario per i professionisti e lavoratori autonomi

Nel 2015 è stato introdotto il regime forfettario, un regime fiscale agevolato ideato proprio per aiutare un ulteriore categoria di lavoratori autonomi, quelli che hanno un fatturato annuo non superiore alle 65.000€. Si tratta di un regime particolare che richiede determinate caratteristiche: una l’abbiamo già vista e riguarda il fatturato annuo; dal punto di vista giuridico, invece, possono aderire solo i lavoratori autonomi, i liberi professionisti e imprese familiari che non siano in forma societaria.


Il regime forfettario è quindi stato introdotto proprio per aiutare le piccole aziende, consentendogli una semplificazione della gestione contabile e, soprattutto, concedendo anche degli sgravi.


Va ricordato che il regime forfettario prevede aliquote agevolate che per i primi cinque anni sono del 5% e, successivamente, arrivano al 15%. Se confrontate con quelle del regime ordinario, con aliquote che vanno dal 23% al 43%, variando a seconda del reddito prodotto, capiamo quanto per una piccola azienda sia conveniente aderire a questo tipo di regime fiscale.


Inoltre chi aderisce al regime forfettario è esonerato dalla compilazione dei registri visti in precedenza mentre rimane l’obbligo della fatturazione elettronica nei confronti della Pubblica amministrazione e devono conservare, con opportuna numerazione le fatture di acquisto e delle bollette doganali. 


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