Consulenza per startup: ecco come avviare una giovane impresa

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Welink Accountants

L’avvio di una startup è una fase estremamente critica. Si tratta di una azienda giovanissima, da cui il nome startup appunto, che deriva dal verbo inglese to start up, ossia “partire”, “avviare”, “mettere in moto”. Le idee ci sono tutte, bisogna solo metterle in pratica; questo sulla carta. Come abbiamo appena detto, una startup è pur sempre un’azienda, e come tale comporta tutta una serie di impegni e responsabilità non di poco conto.

 

Non c’è un “modello universale”

Abbiamo già affrontato il tema della consulenza aziendale, una disciplina molto complessa che si occupa di tutto l’aspetto organizzativo di una qualsiasi azienda, incluse le startup ovviamente.

 

Come però è facile immaginare, ogni azienda ha poi le sue necessità, la sua storia, il suo business, il suo target e potremmo continuare ancora per molto. Con ciò vogliamo dire che non c’è un modello universale di consulenza aziendale che possa essere applicato indiscriminatamente a qualsiasi tipo di azienda, soprattutto quando si parla di startup.

 

Dunque, nella fattispecie in questo articolo ci occuperemo proprio della consulenza per startup, ovvero una consulenza mirata a queste giovani aziende che devono superare le fasi iniziali che sono, com’è noto, le più cruciali.

 

In passato il termine startup veniva utilizzato per indicare giovani aziende operanti nel campo dell’informatica. Oggi non è più così e con startup si intende in un senso più ampio un’azienda appena formatasi operante in qualsiasi settore.

 

Capiamo bene, come accennato prima, che un’azienda appena nata ha sicuramente esigenze molto differenti rispetto a un’azienda che invece è già ben avviata, motivo per cui è necessaria una consulenza fatta ad hoc, una consulenza “su misura” di startup insomma.

 

Proprio uno dei motivi per cui spesso le startup falliscono ancor prima di avere l’opportunità di crescere ed eventualmente fiorire è proprio perché vengono gestite come se fossero imprese già avviate.

 

Se però consideriamo le strategie che si adottano in un business già avviato, vediamo che si tratta di piccole azioni volte ad incrementare costantemente la produttività dell’azienda stessa. Questi piccoli aggiustamenti si fanno con una prospettiva di riuscita quasi certa e, anche nel caso in cui una determinata strategia non dovesse dare i frutti sperati, si può correggere il tiro e rimettersi in carreggiata.

 

Quando si tratta di una startup, invece, si parla di un business ancora ricco di incertezze e una mossa sbagliata può compromettere tutto e causare un tracollo irrecuperabile. Ecco perché prima di avventurarsi in un mondo sconosciuto e di iniziare un’impresa è fondamentale verificare che il tipo di business che si vuole mettere in pratica sia adottabile e sostenibile. Le buone idee da sole non bastano.

 

Raccogliere e analizzare le richieste del cliente

Quando si decide di avviare un’azienda è importante capire che fare tutto da soli è molto rischioso: si possono avere delle meravigliose idee ma se non si ha quadro chiaro e completo su come attuarle nel modo giusto si rischia un grande flop. La prima mossa giusta è quindi quella di affidarsi ad un esperto di consulenza per startup che abbia una comprovata esperienza proprio nell’avvio di imprese e che sia in grado si stilare un documento preziosissimo per l’avvio di qualsiasi azienda, ovvero il business plan.

 

La prima mossa da fare è quella di raccogliere tutte le idee dello/degli startupper e vedere quanto concretamente siano realizzabili e vendibili.

 

Questa fase è sicuramente tra le più delicate: si tratta della valutazione delle idee, di come metterle in pratica e infine se queste rispondono alle richieste del mercato. E proprio tra le operazioni più importanti da fare nelle fasi iniziali vi è l’indagine di mercato.

 

Perché è così importante? Quando un imprenditore concepisce un’idea difficilmente ne penserà male, anzi; è infatti molto più probabile, manco a dirlo, che pensi che sia una delle migliori idee in circolazione. E questo non per vanità, quanto perché valuta la cosa col suo metro di giudizio. Per avere poi la conferma che effettivamente questa idea sia buona, si esegue un’indagine di mercato, ovvero, una valutazione di quello che il mercato richiede. Se l’idea dell’imprenditore corrisponde alla domanda del mercato, allora si può attuare, altrimenti resta una bellissima utopia ma sulla quale non vale la pena o sarebbe addirittura deleterio investire.

 

Chiaramente questo processo si può attuare anche in aziende già avviate e, in questo caso, ha lo scopo di effettuare una riorganizzazione aziendale, ovvero, una revisione che possa migliorare le prestazioni dell’azienda stessa, aggiungere prodotti al catalogo, tagliare “rami secchi”, ecc..

 

Trovare i clienti: l’indagine di mercato

Per poter funzionare, un’azienda deve avere quindi un target, un pubblico di riferimento, e per trovarlo si fa un’indagine di mercato. Questo processo lo potremmo descrivere come la ricerca del problema e la proposta di una soluzione, ovvero del prodotto che l’azienda andrà a proporre. In pratica questa fase consiste nel cercare di capire quali sono i problemi del pubblico di riferimento e proporgli la soluzione. L’individuazione del problema può avvenire in molti modi diversi come interviste e sondaggi, che possono essere effettuati con gli attuali mezzi di comunicazione e social media, per abbracciare un pubblico quanto più vasto possibile.

 

Questa fase ha quindi come obiettivo principale quello di definire i potenziali clienti e ideare la soluzione potenzialmente perfetta per loro.

 

Chiaramente in questa fase non vi è ancora una struttura aziendale ben definita ma vi è, piuttosto, una squadra che collabora per raggiungere l’obiettivo finale.

 

Il prodotto finale sarà una serie di concept, ovvero, di ipotetiche soluzioni (prodotti) da proporre al pubblico di riferimento.

 

Valutare le prospettive di sviluppo dell’impresa nascente: la fase di testing

Individuato il pubblico di riferimento e i possibili prodotti, non resta che testare questi ultimi e capire quali sono le prospettive dell’azienda. La fase di test è un altro momento fondamentale dell’avvio di un’azienda perché aiuta a capire se i prodotti ideati soddisfano la richiesta e quali dei diversi concept proposti hanno riscosso maggior successo nel pubblico target. Insomma, la fase di testing per una startup stabilisce se la propria attività possa effettivamente avere un business sostenibile e creare, alla fine, dei profitti.

 

Il test di prodotti si effettua tramite i MVP, Minimum Viable Product. Per MVP si intende la minima unità di un prodotto che sia immettibile su un mercato.

 

Per presentare il prodotto ci si può avvalere di diverse tecniche. Ad esempio, si possono realizzare i cosiddetti “smoke test”, ovvero una presentazione, tramite video o infografiche, del prodotto senza che esso sia ancora disponibile sul mercato. Lo smoke test serve a capire se il prodotto in questione suscita la curiosità del pubblico di riferimento.

 

È possibile, volendo e potendo, anche creare dei prototipi, cosa sicuramente più dispendiosa degli smoke test ma sicuramente di maggior effetto sul pubblico potenziale.

 

Infine, si può decidere di mettere in vendita il prodotto finale in una piccola porzione di mercato “di prova” e vedere come va.

 

I primi acquirenti, anche detti “early adopter”, saranno poi molto preziosi in quanto saranno proprio questi i primi a potervi dare un feedback sul prodotto e a suggerire delle eventuali modifiche che possano migliorarlo e renderlo ancora più appetibile o, nella peggiore delle ipotesi, di rivederlo o, peggio ancora, abortire il progetto.

 

Marketing e struttura

Individuato il pubblico e i prodotti, fatte le dovute prove e valutazioni, adesso è finalmente arrivato il momento di far crescere l’azienda.

 

In questa fase si iniziano a delineare le strutture aziendali ed entra in gioco un comparto di fondamentale importanza, ossia quello del marketing.

 

Per far crescere la nostra startup è infatti fondamentale raggiungere quanti più clienti possibili, cosa fattibile solo attraverso la pubblicizzazione mediante tutti i canali disponibili, del prodotto.

 

Sarà compito del comparto marketing studiare attentamente il pubblico di riferimento così da individuarne abitudini, stile di comunicazione, piattaforme più utilizzate e così via, proprio per proporre il prodotto negli ambiti giusti e nel migliore dei modi.

 

L’acquisizione del bacino dei clienti e il suo ampliamento è fondamentale per iniziare a creare e a far crescere il fatturato.

 

Le startup in questa fase incontrano però uno dei primi grossi ostacoli: il budget limitato che non permette una pubblicizzazione del prodotto su canali sicuramente performanti ma, proprio per questo, costosi.

 

Per ovviare a questo problema le startup si affidano alle tecniche di Growth Hacking.

 

Il GH si basa su un processo fatto di test condotti su diversi canali di marketing che permette di individuare i metodi più efficaci per far crescere il proprio business con un budget ridotto ed in tempi relativamente brevi. Grazie a questo processo è quindi possibile individuare i canali di vendita più efficaci e che quindi hanno una redditività migliore delle alternative testate con un conseguente aumento del fatturato da parte della Startup.

 

L’importanza della consulenza

Quando un imprenditore decide di avviare una startup il più delle volte pensa di non avere bisogno di aiuto. Lui ha avuto l’idea, quindi chi meglio di lui può svilupparla e immetterla sul mercato?

 

Una cosa a cui non si pensa mai è che però una startup è un po’ come una macchina complessa, composta da più parti connesse tra loro e ognuna indispensabile; per la buona riuscita, affinché questa macchina produca ricchezza, è necessario che ciascuna di queste parti lavori bene e all’unisono con le altre. Ora, possiamo ben immaginare quanto, anche con tutta la buona volontà del mondo, un imprenditore non possa per forza di cose essere esperto di tutte le materie necessarie a gestire un’azienda. Avere un’azienda non significa soltanto produrre e vendere, ma anche rispettare le leggi del territorio in cui si opera, rispettare le norme del diritto del commercio, le regole della concorrenza, essere in regola con il fisco… insomma, si capisce bene quanto sia complicato coordinare il tutto. Ecco perché per gestire al meglio una startup è essenziale rivolgersi a consulenti in grado di consigliare l’imprenditore sotto ogni aspetto. Qui di seguito vedremo alcuni tipi di consulenza, indispensabili per qualsiasi tipo di attività commerciale.

 

L’aspetto fiscale

Finora abbiamo visto le fasi che sicuramente richiedono un maggior impiego della fantasia: saper trovare la propria clientela potenziale, ideare il prodotto giusto per essa e pubblicizzarlo nel modo migliore possibile. Sono tutte cose che richiedono molta creatività ed ingegno, nonché la capacità di trovare soluzioni su misura, talvolta anche strane e bizzarre se vogliamo, ma che garantiscono buoni risultati in termini di successo nelle vendite, dunque, di profitto.

 

La gestione di un’impresa implica però anche aspetti ben più ostici e noiosi.

 

Burocrazia, tasse, gestione della finanza sono tutti aspetti che vanno gestiti in modo puntiglioso, onde evitare di ritrovarsi in situazioni poco piacevoli e, specie nel caso delle startup, a trovarsi costretti a chiudere.

 

In questa fase è necessario affidarsi ad esperti del settore che possano garantire una gestione precisa e puntuale.

 

È ad esempio di fondamentale importanza che l’azienda in questione si attenga al regime fiscale del settore di riferimento. Un’azienda attiva nel settore agricolo, ad esempio, ha un regime fiscale diverso da un’azienda operante nel settore informatico.

 

In questo caso ci si affida ad un consulente fiscale, figura in grado di raccogliere le informazioni fiscali del settore ed applicarle all’azienda che sta seguendo.

 

Un aspetto poco piacevole ma obbligatorio per qualsiasi attività che generi ricchezza è il pagamento dei tributi. Uno dei più noti tributi è, ad esempio, l’IVA, ovvero l’Imposta sul Valore Aggiunto.

 

Il consulente fiscale può intervenire anche quando la startup si trova a dover pagare tributi non dovuti. In questo caso potrà assistere l’imprenditore nel processo tributario (link a processo tributario), un’azione volta proprio ad annullare eventuali tributi non dovuti o incappare in evasioni involontarie e in buona fede.  

 

La consulenza fiscale utile per il regime fiscale favorevole

Va specificato che l’intervento di un consulente esperto in finanza e fisco non giova soltanto ad essere in regola con il pagamento delle tasse.

 

Un consulente fiscale esperto, infatti, saprà consigliare quale tipo di azioni attuare o quale organigramma adottare per ottenere un regime fiscale più conveniente per l’azienda.

 

Il consulente fiscale si occupa anche della valutazione aziendale (link a valutazione aziendale), un’operazione complessa che può essere svolta secondo diverse metodologie e che permette, a seconda del risultato, di approfittare della finanza straordinaria, ovvero di un regime fiscale agevolato, come ad esempio il regime forfettario.

L’aspetto legale

Un altro aspetto che non va trascurato è quello legale.

 

Anche in questo caso vi sono dei consulenti specializzati in grado di fornire la giusta assistenza agli imprenditori che hanno deciso di avviare una startup.

 

I consulenti operanti in questo settore possono agire su più fronti. Vi sono consulenti legali specializzati in quello che è il Diritto societario; molto spesso le startup sono costituite proprio da società che necessitano di una consulenza specializzata per tutelare i singoli soci. Altro tipo di consulenza molto importante è quella sul Diritto del commercio, ovvero, quella branca del diritto privato che regola il commercio nazionale ed internazionale. Sono infatti tantissime le norme che servono a regolare il commercio e tante le sue branche. Il Diritto della concorrenza, ad esempio, è fondamentale per salvaguardare la buona salute del commercio stesso e tutelare gli acquirenti finali.

 

L’aspetto legale è di fondamentale importanza soprattutto quando si commercia con paesi esteri, cosa sempre più frequente anche per le piccole imprese. Ecco, in questi casi è essenziale essere a conoscenza delle leggi dei paesi con cui si intende commerciare per non incorrere in reati indubbiamente involontari ma si sa, la legge non ammette ignoranza.

 

Quando la startup ha dei dipendenti

Se già di per sé l’avvio di una startup implica notevoli responsabilità, queste aumentano quando l’attività prevede l’impiego di lavoratori dipendenti.

 

In questo caso la startup deve poter garantire le migliori condizioni lavorative ai propri dipendenti, soprattutto in fatto di sicurezza sul lavoro.

 

Per aiutare il neoimprenditore in questo tipo di gestione, interviene il consulente del lavoro. Si tratta di una figura di riferimento sia per chi gestisce l’azienda, sia per i lavoratori. Si occupa dell’inquadramento contrattuale e conosce tutti gli aspetti del Diritto del lavoro.

 

In conclusione

Sebbene il termine startup ci faccia pensare a imprese fresche e giovani, non bisogna dimenticare che con questo termine ci si riferisce a giovani imprese che, in quanto tali, comportano una serie di responsabilità anche piuttosto gravose.

 

Una startup è un’azienda con un grande potenziale ma che se non saputa gestire può collassare sul nascere, causando gravi perdite economiche al neoimprenditore.

 

La cosa migliore da fare è quindi affidarsi ad un esperto che possa svolgere una consulenza per startup volta proprio a formare gli imprenditori e sostenerli nelle situazioni più critiche. 


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